mercoledì 24 marzo 2010

10 Marzo 2010 – Serata incontro dal titolo: Speculazione edilizia: destino inevitabile delle nostre città?

Il 10 marzo si è tenuto un interessante incontro-dibattito sui temi urbanistici. Stimolo per la discussione e filo conduttore per alcuni temi, i contenuti del libro di Mario De Gaspari, già sindaco di Pioltello e professore universitario, dal titolo ‘Il malessere della città’.
La serata è stata suddivisa in due momenti: il primo in cui sindaco Eugenio Comincini, l’assessore al territorio Giordano Marchetti, l’arch. Antonio Longo (ricercatore del politecnico) e Mario De Gaspari hanno illustrato alcuni spunti di riflessione in ordine allo sviluppo urbanistico delle nostre città e all’intreccio sempre più stretto fra finanza e operazioni edilizie; il secondo momento è stato caratterizzato da una vivace ed interessata sessione di domande e risposte che ha dato modo di sviluppare ulteriormente, con in numerosi presenti, quanto espresso in precedenza.

In questa sintesi ci concentriamo soprattutto sulle riflessioni emerse sul rapporto sindaci-speculazioni edilizie e sulla domanda : “I sindaci sono vittime o carnefici di tali speculazioni”?
Da qualche anno gli amministratori locali sono alle prese con dei conti sempre più difficili da quadrare a causa dei minori introiti che il governo centrale trasferisce ai comuni, e contemporaneamente, con la tentazione di utilizzare entrate straordinarie, come gli oneri di urbanizzazione, anche a copertura di spese correnti (es. stipendio dipendenti, manutenzione immobili, etc).
Il risultato è che alcuni amministratori consentono insediamenti edilizi anche fuori da ogni programmazione per incassare oneri da applicare al bilancio. In pratica il governo centrale ha concesso la possibilità di svendere il gioiello di famiglia delle città, il territorio, risorsa finita, in esaurimento e non ricreabile, per ricevere dei soldi una a tantum che saranno usati per spese ordinarie.
Se sul piano finanziario si ottiene un fragile e non sano equilibrio di bilancio, sul piano urbanistico accade che, alcune scelte, non siano fatte dagli amministratori ma da chi si presenta alla loro porta offrendo grandi opere o soldi in cambio del permesso di costruire palazzine, o interi quartieri, in determinate aree.

Governare il territorio significa, invece, fare delle scelte e saper dire dei ‘no’ motivati a chi si presenta promettendo progetti fantasmagorici in cambio di un “semplice insediamento immobiliare” magari su un terreno agricolo. Poiché ogni nuovo insediamento residenziale porta con se’ la necessità di nuovi servizi ed attenzioni ed incide sulla qualità della vita di quanti già abitano l’area, di fronte ad insediamenti in contrasto con il progetto di città armonica che si vuole creare, l’approccio più responsabile consiste nel non accettare tali realizzazioni anche a fronte di ingenti risorse una a tantum per il comune.
Governare il territorio significa avere un progetto per la città, definire gli ambiti agricoli, quelli verdi a giardino pubblico, quelli a parco boschivo, quelli per servizi, quelli per insediamenti industriali, quelli per le abitazioni.

In altre parole definire cosa fare di un’area, passando dall’approccio: “c’e’ un pezzo di territorio quanti appartamenti ci costruisco”, all’approccio “c’e’ un pezzo di territorio come possiamo impiegarlo?”, ragionando su tutte le opzioni sopra descritte di cui una, una sola, è l’edificazione di appartamenti.

Si è discusso quindi del Piano di Governo del Territorio (PGT) in fase di adozione, con il quale l’attuale amministrazione sta tracciando le linee di sviluppo della Cernusco del decennio che viene. Come tutti gli strumenti non è buono ne cattivo in se, dipende da come lo si utilizza. L’idea che questa amministrazione ha del PGT è che per mantenere/aumentare la qualità della vita della città, bisogna diminuire la pressione edificatoria sul territorio di Cernusco, migliorare la viabilità, preservare corridoi ecologici, definire le regole per gli insediamenti edilizi e i servizi per i cittadini, per dare vita, insomma, a tutto quanto significa governare il territorio.

In un’ottica generale che vede i sindaci sia vittime (di un bilancio sempre più difficile da quadrare, della possibilità di applicare gli oneri a spese correnti, delle minori entrate causate dal governo centrale) che carnefici (quando effettuano scelte scellerate a devastazione e cementificazione del territorio al di fuori da ogni programmazione e bisogno reale dei cittadini), noi preferiamo pensare a sindaci protagonisti nel determinare il futuro armonico e nel mantenere/aumentare la qualità della vita del territorio in cui si vive.

Fabio Colombo e Roberto Codazzi

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