lunedì 26 aprile 2010

25 aprile 2010: il discorso di Eugenio Comincini

Autorità, Associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, concittadini

Il 25 Aprile di 65 anni fa la Liberazione dai nazifascisti concludeva la pagina più tragica della Storia dell’Italia unita ed apriva una stagione di grandi speranze per il futuro democratico.

Anche quest’oggi – come in tutte le ricorrenze di questa memoria – ricordiamo con commozione tutte le vittime della violenza della guerra e manifestiamo gratitudine a quanti si impegnarono fino al sacrificio della propria vita per liberare l’Italia dal giogo della dittatura, riconsegnandoci un Paese libero.

Anche la nostra città non ha mancato di dare il proprio contributo di sangue alla causa della libertà e come ogni anno ci ritroviamo a commemorare l’evento fondativo della democrazia italiana sul luogo del martirio di Cesare Riboldi e Luigi Mattavelli, che i fascisti assassinarono poche ore prima della Liberazione. A loro e a tutti i nostri soldati e partigiani caduti per la libertà, insieme ai deportati, il nostro ricordo affettuoso e la nostra gratitudine.

Nel tardo pomeriggio di ieri al Teatro alla Scala di Milano il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha tenuto un appassionato e articolato discorso sulla Liberazione che merita di essere riletto e meditato, sia dalle autorità civili che dai semplici cittadini.

Nel suo discorso il Presidente ha tra l’altro sostenuto che il 25 Aprile non è solo Festa della Liberazione ma anche della riunificazione d'Italia. Dopo essere stata per 20 mesi tagliata in due, l'Italia si è riunificata, nella libertà e nell'indipendenza. Se ciò non fosse accaduto, la nostra nazione sarebbe scomparsa dalla scena della storia, su cui si era finalmente affacciata come moderno Stato unitario nel 1861, con il compimento del moto risorgimentale.

Dobbiamo ringraziare il Presidente della Repubblica per questo suo costante richiamo alla storia e alla patria: troppo spesso abbiamo minimizzato questi valori, ma – come accade per ogni valore – è solo avendone piena consapevolezza e facendone adeguata memoria che si evitano i rischi di annullamento o indebolimento, in questo caso specifico dell’identità e unità nazionale. Consentitemi di citare testualmente Napolitano quando afferma: “Abbiamo esitato, esitiamo a presentare in tutte le sue luci il patrimonio che ci ha garantito un posto più che degno nel mondo: esitiamo per eccessiva ritrosia, per timore, oltre ogni limite, della retorica e dei miti, o per sostanziale incomprensione del dovere di affermare, senza iattanza ma senza autolesionismi, quel che di meglio abbiamo storicamente espresso e rappresentiamo”.
Il completamento dell’unificazione italiana è stato possibile anche grazie allo straordinario impegno dei partigiani, che certamente avevano ben chiaro il senso della patria.

La Resistenza è stata fatta da uomini e donne che non hanno semplicemente atteso che la Liberazione arrivasse dall’esterno, ad opera di quelle truppe alleate – cui va la riconoscenza dell’Italia per l’importante contributo alla causa della libertà – che da sud a nord hanno sbaragliato i nazifascisti; quegli uomini e donne hanno invece personalmente contribuito a gettare i pilastri della democrazia italiana, hanno fondato quell’umanesimo politico che poi ha costituito la base, la roccia, sulla quale è stata fondata la Costituzione repubblicana.

Recentemente si è tornati a parlare di una profonda revisione della Carta fondamentale. Occorre prestare molta attenzione a quali interventi di adeguamento del testo si vuole mettere mano. Infatti, come ha ultimamente osservato il Presidente emerito della Corte Costituzionale, prof. Valerio Onida, cambiare la nostra Costituzione o significa migliorare su singoli aspetti di dettaglio l’organizzazione dei poteri (ciò che è sempre possibile), o significa discostarsi dai suoi principi ispiratori; in questo secondo caso rischieremmo di disancorarci dalle nostre vere radici come comunità politica. Tra questi principi negli ultimi anni possono apparire messi in discussione soprattutto l’universalismo dei diritti della persona al di là delle differenze (le politiche per l’immigrazione ne sono un esempio); i “fini sociali” che devono orientare l’attività economica e la sua regolazione da parte dei poteri pubblici; la sostanza della democrazia politica, che necessita di articolazione e divisione dei poteri, equilibrio istituzionale, un’informazione libera e non piegata ad interessi di parte o di propaganda politica, lo sviluppo di un’effettiva partecipazione sociale scevra da personalismi e leaderismi.
Voglio ribadire quanto ho già espresso nel corso delle celebrazioni dello scorso anno: i valori fondanti della nostra Costituzione – quelli di libertà, eguaglianza, solidarietà e giustizia – sono stati modellati dalla resistenza partigiana. Modificare la Costituzione in queste parti fondamentali sarebbe tradire il sangue dei partigiani.

Se le modifiche della Carta fondamentale avvenissero per colpi di maggioranza, anche in questo caso ci si allontanerebbe dallo spirito della Liberazione e della Costituente, quando i diversi orientamenti ideologici e culturali seppero trovare punti d’unione per il bene dell’Italia.

La storia della Liberazione è fatta da tanti uomini e donne appassionati, semplici o destinati a un grande futuro, come Sandro Pertini di cui ricordiamo il ventennale della morte – fiero protagonista della lotta partigiana, che tenne un memorabile discorso, dopo decenni di privazione della libertà, il 26 aprile 1945 a Piazza Duomo e che ricordiamo come indimenticato e amato Presidente – o come il nostro Felicino Frigerio, che ci ha lasciato 10 anni fa – che il 26 aprile del 1945 partecipò alla trattativa per la resa del presidio tedesco presente a Cernusco asserragliato a Palazzo Tizzoni in Piazza Matteotti e che poi fu amministratore pubblico –. In uomini e donne come questi troviamo il condensato di “perché” che ci spiegano chi siamo, che ci danno la cifra esatta del nostro DNA. Non lasciamo che alcuno compia sulla nostra identità una mutazione genetica!

Per non disperdere questo importante patrimonio contenuto nella Costituzione, da questo anno, in occasione del 2 Giugno – festa della Repubblica – il Sindaco consegnerà ai ragazzi che nell’anno raggiungono la maggiore età una copia dlla nostra Costituzione, nel corso di una cerimonia pubblica che vuole sottolineare l’importanza dei contenuto del nostro Testo fondamentale.

Come ha acutamente sostenuto nel suo intervento di ieri alla Scala la ricercatrice Antonella Viola, ricordare le storia è fondamentale per non dimenticare che il rispetto delle regole è la prima garanzia di libertà. È per questa ragione che è importantissimo che la modifica delle regole avvenga in modo condiviso. È l’auspicio e l’augurio che elevo quest’oggi per la democrazia italiana!

W la Liberazione! W la Resistenza! W l’Italia! W la Repubblica!

martedì 20 aprile 2010

Referendum acqua pubblica: al via la raccolta firme

Sabato 24 aprile partirà la raccolta delle firme per richiedere l’indizione di 3 referendum abrogativi delle norme che considerano l’acqua una merce e la sua gestione finalizzata a produrre profitti.

I tre quesiti referendari, depositati presso la Corte di Cassazione di Roma mercoledì 31 marzo 2010, sono stati promossi dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, costituito da centinaia di comitati territoriali che si oppongono alla privatizzazione, insieme a numerose realtà sociali e culturali. L’iniziativa è sostenuta anche da diverse forze politiche.

Anche a Cernusco è attivo da alcuni anni il Comitato Acqua Bene Comune, formato da persone interessate a difendere un diritto fondamentale di tutti. In occasione della campagna referendaria, il Comitato invita tutte le associazioni, i comitati, le singole e i singoli che vogliono sostenere questa iniziativa, ad aderire al Comitato di Cernusco, per unire le forze e raggiungere insieme il numero di firme necessarie allo svolgimento dei referendum (almeno 500.000) e quindi alla cancellazione delle leggi che vorrebbero privatizzare il bene comune più importante.

In coerenza con quanto fatto a livello nazionale, chiediamo anche alle forze politiche di Cernusco di sostenere questa battaglia comune, fornendo il proprio contributo concreto alla raccolta delle firme e contribuendo al percorso di informazione e sensibilizzazione.

Il primo appuntamento promosso dal Comitato cernuschese è l’avvio della raccolta firme, prevista per sabato 24 aprile 2010, dalle ore 10 alle ore 18.30 in Piazza Matteotti a Cernusco s/N. L’appuntamento assumerà un valore ancora più grande perché si terrà contestualmente ad una delle iniziative de “I colori del 25 aprile”, il cartello di eventi promossi da ACLI, ANPI, Cachoeira de Pedras, CNGEI Scout, ColorEsperanza, Futura e Associazione “Roberto Camerani” in occasione della Festa della Liberazione.

Dopo questo appuntamento, in cui verranno raccolte anche le adesioni al Comitato, organizzeremo un incontro per pianificare la raccolta firme e decidere insieme quali iniziative promuovere per sensibilizzare la cittadinanza sul tema dell’acqua pubblica e sui tre referendum.

COMITATO ACQUA BENE COMUNE - CERNUSCO S/N
Per info e adesioni: acquacernusco@gmail.com

martedì 13 aprile 2010

Malasanità o altro?

Il 5 Marzo scorso all'ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio muore una bimba nigeriana di 13 mesi. E' l'epilogo di una vera e propria odissea. La bambina viene dapprima rifiutata dal Pronto Soccorso perché è scaduta la tessera sanitaria del padre , in Italia dal 1997. (Per ottenere il rinnovo della tessera sanitaria avrebbe dovuto presentare la busta paga dell'ultimo mese e lui è stato licenziato sei settimane prima). Solo al secondo tentativo e dopo l'intervento dei Carabinieri la bimba è stata ricoverata, ma scarsamente assistita.

A Carugate, paese in cui vive la famiglia nigeriana, domenica 11 Aprile un corteo di 200 persone ha denunciato come la bambina sia morta " uccisa dalla burocrazia".

Ma si può parlare di "burocrazia" quando è in pericolo la vita di una persona, di un bambino? Se così fosse stato, saremmo di fronte ad una vera e propria violazione dei diritti umani.

Il fatto è di una gravità assoluta e purtroppo non è neppure un episodio isolato. Pochi giorni prima all'ospedale di Melzo era morto un bambino albanese di un anno e mezzo, rimandato a casa dal Pronto Soccorso.

Di fronte a simili episodi, noi donne non accettiamo di sentirci impotenti. Vogliamo denunciare questi fatti gravissimi che purtroppo non sono sintomi di malasanità ma di mancanza di sensibilità della società attuale. In particolare denunciamo la difficoltà di accedere alle strutture sanitarie da parte degli stranieri, soprattutto irregolari, anche se la legge prevede comunque assistenza per loro.

Non possiamo accettare l’idea che questo non sarebbe successo se la bimba fosse stata italiana!

Ora, su denuncia dei genitori per omicidio colposo, la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta.

In attesa che si faccia luce sull’accaduto, esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza alla famiglia nigeriana.

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Gruppo UDI ‘Donnedioggi’ - Cernusco s/N e Martesana

Libera Università delle Donne - Cernusco s/N