Questo il titolo del convegno che ha riunito sabato 21 giugno a Cologno Monzese una rappresentanza dei 143 Comuni che hanno deliberato in favore del referendum contro la legge regionale lombarda di privatizzazione del servizio idrico.
Il referendum è stato dichiarato ammissibile dallo stesso Consiglio Regionale lombardo e previsto per la primavera del 2009, tuttavia il nuovo clima politico nazionale e la sollecitudine con cui il nuovo governo intende varare il decreto di liberalizzazione dei servizi pubblici (acqua inclusa) gettano una pesante ipoteca sul rispetto della volontà dei 143 Comuni lombardi. Il modello lombardo e quello nazionale sono legati da un comune destino: l’uno legittima l’altro ed è per questo motivo che le prossime settimane saranno decisive.
Attualmente il 64% della gestione dei servizi idrici in Italia è in mano ad organismi di carattere locale. L’ipotesi di liberalizzazione, con lo scorporo della erogazione dell’acqua dalla gestione delle reti e la messa a gara obbligatoria del servizio, aprirebbe la porta a poche grandi imprese private destinate a spartirsi il mercato dell’acqua pubblica nel nostro Paese. Lo scenario più probabile vede due grosse società che si dividono le quote nell’Italia settentrionale (fra cui A2A, il soggetto lanciato alla conquista di tutti i servizi pubblici lombardi inclusi rifiuti, gas ed energia), con il centro-sud che rimane terra di conquista per le imprese estere.
Il vantaggio per l’utenza della separazione fra gestione ed erogazione non è mai stato dimostrato; il sospetto è che serva solo a fare di un bene comune indispensabile alla vita, qual è l’acqua, un ricco affare per pochi. Si sta facendo passare lo stesso modello di consumo già in vigore per le forniture di gas: accesso solo dietro pagamento della tariffa di mercato, nessun controllo degli sprechi, nessun principio di economia e solidarietà che possono essere garantite solo dalla gestione in mano pubblica. Si capisce come la riscossione delle tariffe sia il vero succulento boccone al quale i capitali privati guardano con interesse, mentre la gestione delle reti con la sua necessità di investimenti sul lungo periodo resterebbe a carico del pubblico. Su questo punto non è possibile alcuna mediazione.
In uno spirito di opposizione costruttiva, il convegno di Cologno Monzese ha approvato due emendamenti alla legge regionale che verranno proposti nell’ambito di un Tavolo tecnico di confronto con la Regione. Si tratta della richiesta di eliminare l’obbligo di separazione fra erogazione dell’acqua e gestione della rete e di concedere la possibilità di affidare senza gara la gestione del servizio idrico alla società patrimoniale di proprietà pubblica detentrice degli impianti di distribuzione. Sono pretese irrinunciabili se si vuole contrastare l’ingresso della logica del profitto nell’esercizio di un servizio pubblico vitale.
Erica Spinelli, Ermes Severgnini - Consiglieri Comunali
Comitato Acqua Bene Comune di Cernusco sul Naviglio
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