“NON TEMO LA CATTIVERIA DEI MALVAGI,
MA IL SILENZIO DEGLI ONESTI...” (M.L.King)
Abdul, un ragazzo cernuschese di 19 anni, è morto.
Lo avevo conosciuto quando frequentava il CAG Friends al Paolo VI: un ragazzino vivace, come tanti preadolescenti, non studiosissimo, come invece sua sorella, oggi all’università, ma curioso e attento. Non volevo credere che fosse lui, quando ho sentito il telegiornale, poi un amico me l’ha purtroppo confermato.
La notizia, già terribile in sé, diventa quasi insopportabile se penso a COME è morto, e PERCHÈ.
Davvero oggi, in Italia, si può morire perchè un furto di merendine scatena l’odio razzista di due persone che faccio fatica a definire uomini?
Come posso non chiedermi: “Se Abdul fosse stato bianco la reazione sarebbe stata questa?”
Insulti, certo, ci sarebbero stati da parte dei proprietari del bar, per una bravata che andava giustamente ripresa..., ma sarebbero arrivati addirittura ad inseguire dei ragazzi per poi uccidere a sprangate? Credo che chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale sa che la risposta è NO.
Sono purtroppo questi i frutti del degrado culturale e morale in cui sta precipitando il nostro Paese, sotto la spinta di chi sulle paure e sugli istinti meno nobili, che ciascuno di noi porta dentro di sé, ha costruito e continua a costruire le sue personali fortune, politiche o giornalistiche che siano.
Ma l’Italia è anche altro: io credo che ci sia ancora una maggioranza di persone capace di indignarsi di fronte a questo clima e ai frutti malati che questo clima sta creando.
Ma questa indignazione deve farsi sentire. Forte e chiara, senza compromessi e senza violenza. Dalle istituzioni civili e religiose fino al cittadino comune, chi ha qualcosa da dire contro questa cappa di intolleranza, lo dica; chi può fare qualcosa, lo faccia.
Citando ancora Martin Luther King, “Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano”.
M.Angela Mariani
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