lunedì 12 marzo 2007

L'amara storia di Cenerentolo e Cassamatrigno

Giovedì 18 gennaio, ai capigruppo consiliari, era arrivata una lettera, da parte del presidente del consiglio comunale Marfurt, in cui si chiedeva di inviare entro lunedì 29 gli articoli per Filo diretto, l’allegato al notiziario comunale dove trovano spazio gli articoli di tutti i gruppi consiliari. Nemmeno una parola sul destino degli articoli che erano già stati consegnati entro dicembre per il numero di gennaio e che non hanno mai visto la luce. Non è la prima volta che succede: in assoluto spregio a quanto stabilito da un regolamento approvato all’unanimità in consiglio, questo foglio, “figlio di un dio minore”, da quando è nato, dopo anni e anni di rinvii e dinieghi, ha avuto una vita a dir poco travagliata.

Già l’abito, cioè la grafica studiata per lui, lo hanno reso una specie di Cenerentolo vestito di stracci, rispetto al pomposo Semplice Comune Cittadino governativo, che sembra invece una rivista di moda. Ma c’è di più: il sindaco matrigno si è accorto che, purtroppo, anche con pochi stracci a disposizione, le Cenerentole dell’opposizione riuscivano a farsi notare, facendo così sfigurare fratellastri e sorellastre di governo (perchè non bastano vestiti di piume, look da donne indipendenti o una faccina sorridente...); il Cassamatrigno ha deciso quindi di prendere provvedimenti più drastici: inizialmente ha solo ritardato l’uscita del foglio, così che il numero di novembre è uscito a dicembre e quello di dicembre è saltato, ...per uscire a gennaio insieme ai nuovi articoli richiesti e consegnati? No, proprio no.

Come poteva il nostro sindaco matrigno sopportare l’onta di iniziare un nuovo anno con i tanto odiati Cenerentoli alla ribalta, mentre i suoi figli legittimi non erano stati in grado di scrivere nulla? E allora la grande idea: “Non li facciamo uscire, questi Cenerentoli chiacchieroni, così nessuno li vedrà e qualcuno forse noterà invece le mie afasiche, ma tanto docili paperelle...”. Sembra una brutta favola, di cui non s’intravede il lieto fine, invece è la realtà. A Cernusco ormai trasparenza e democrazia sono scarpette troppo strette per i piedi di una classe di governo che ha fatto dell’arroganza il suo vestito abituale: meglio scarpe più robuste, per calpestare quel che rimane del civile confronto democratico.

Nessun commento: